INTRO
La parola Patachitra (dal sanscrito “patta”, che significa letteralmente “tessuto”, e “chitra”, che significa “dipinto) rappresenta una forma di arte popolare tradizionale indiana che unisce dipinto, canto e narrazione.
Tradizionalmente gli autori di tali opere, cantastorie ambulanti, accompagnavano lo srotolare dei loro tessuti dipinti con canti, il cui testo narrava le vicende illustrate. I temi affrontati rappresentavano i temi più classici della mitologia induista, ma oggi vengono raffigurate anche questioni contemporanee, riguardanti problemi sociali o vicende attuali.
Tenendo conto che la nostra società sta diventando sempre più multiculturale, i laboratori di “storytelling” di Patachitra sono stati proposti in numerose scuole ed enti di Milano e provincia, promossi dalla Prof.ssa Urmila Chakraborty, con il fine di cominciare ad avvicinare ai bambini a ciò che è “diverso” da noi.
In questo modo si vuole creare nei piccoli un minor senso di estraneità verso il “diverso”, realizzando allo stesso tempo che “diverso” non è solo “strano”, ma anche interessante e stimolante, e che la comprensione dell’altro porta non solo alla sua tolleranza, ma a un ulteriore arricchimento del proprio Io personale.
Per ulteriori informazioni sui laboratori della Prof.ssa Chakraborty si veda anche:
-Presentazione di Immagini Storie Parole
-Patachitra con i bambini Art for Life
IL LAB
Lo storyteller, comincia a narrare ai bambini una storia tratta da una realtà lontana, “favolosa” e misteriosa, la giungla indiana.
Anche in questo posto meraviglioso, attraverso il racconto di una tradizionale favola ambientata nel regno animale, emerge il pregiudizio e l’emarginazione di chi è percepito come diverso dal resto del gruppo. La favola ha una risoluzione positiva ed
educativa: proprio in virtù della sua diversità, l’emarginato potrà aiutare ad uscire da una situazione difficile l’animale che maggiormente lo aveva deriso ed escluso, così che quest’ultimo ne riconoscerà il valore e ne diverrà infine amico.
Questa semplice narrazione, il cui significato è perfettamente comprensibile anche ai più piccoli, viene interpretata con l’aiuto dei conduttori del laboratorio, che aiuteranno i bambini a riflettere come in questi animali vi siano rispecchiati i comportamenti umani, il pregiudizio, la diffidenza, la derisione, o talvolta la paura, del “diverso” da noi.
L’attività di rielaborazione renderà partecipi i bambini in grado di capire il pregiudizio e le sue possibili conseguenze: la diffidenza, l’ostilità e la divisione che crea tra i personaggi.
Al contrario, il valore dell’accettazione e valorizzazione dell’altro che emerge alla fine della storia apre alla possibilità di comprensione delle ragioni di tutti e dell’impegno comune per costruire un’unione che permetta di vivere insieme, mantenendo la propria identità, ma anche rielaborandola.
La seconda fase del laboratorio fa fare un passo più concreto ai bambini verso questa direzione; ognuno di loro viene invitato a disegnare e colorare su cartoncino una scena del racconto che lo ha particolarmente colpito e che ritiene importante.
Un momento fondamentale di questa fase è quello dell’apposizione della firma: ai bambini viene insegnato a disegnare l’iniziale del proprio nome in alfabeto hindi, mentre il resto del nome verrà scritto dal bambino in italiano.
L’apposizione della “firma artistica”, ovvero questo incontro grafico- visivo tra hindi e italiano, aiuta il bambino verso la scoperta che non solo esistono lingue, e quindi mondi, diversi dal proprio, ma che possono oltre che convivere e tollerarsi o al limite diventare anche “amici”, creare assieme qualcosa di più ricco ed interessante.
Una volta assemblati tutti questi disegni, con le loro firme “multiculturali”, daranno vita alla costruzione collettiva di uno storyboard.